Il numero delle imprese cresce in tutte le province del Lazio. Molto più della media italiana. Soprattutto nell’area metropolitana di Roma che si colloca poco sotto Milano e provincia: il distacco è dello 0,05%. A dirlo sono i numeri di Unioncamere contenuti nel rapporto Movimprese che registra scrizioni, cessazioni e tassi di crescita. Numeri che costituiscono una fotografia positiva del II trimestre 2019.

Il Lazio sorride

Nel Lazio, tra aprile e giugno 2019 le Camere di Commercio hanno registrato la crescita di 3.956 imprese.

La crescita maggiore è stata registrata nella Capitale: il saldo tra imprese cessate e nuove attività è +0,63% (a Milano è stato +0,68%).

Bene anche Latina (+0,61%), seguita da Rieti (+0,60%) e Viterbo (+0,42%). Cresce anche la provincia di Frosinone ma meno delle altre (+0,39), un segnale che va tenuto sotto osservazione.

Nel loro insieme sono segnali incoraggianti di una tenuta rispetto al Pil nazionale che è praticamente a zero.

Un dato che indica il ruolo avuto dagli imprenditori del Lazio: hanno avuto coraggio e capacità. Ma un ruolo lo ha avuto anche la Regione: ha varato una serie di misure a sostegno del sistema produttivo che hanno stimolato la crescita sostenendo l’innovazione, il credito alle imprese, la ricerca in sinergia con i poli universitari.

Bene servizi, professionisti, turismo

I numeri di Movimeprese su scala nazionale hanno registrato nel perido aprile – giugno 2019 oltre 92mila domande di iscrizione. È un dato in linea con quelli registrati nel II trimestre 2018, ma anche nel 2017 e nel 2016. Nello stesso periodo hanno chiesto la cancellazione 63mila imprese, che è un dato in crescita nell’ultimo triennio.

Non c’èmolto da sorridere. Perché si tratta del saldo del II Trimestre tra i meno brillanti dell’ultimo decennio. È vero che il saldo è +29.227 imprese ma è più basso di qualsi 2mila unità rispetto a quello registrato nel 2018.

In termini percentuali, tra aprile e giugno lo stock delle imprese registrate è cresciuto complessivamente dello 0,48% (contro lo 0,52% del secondo trimestre 2018).

È un valore assoluto, al 30 giugno di quest’anno, di 6.092.374 unità di cui 1.299.549 artigiane. E proprio il settore Artigiano ha svolto un ruolo chiave. Infatti, poco più del 13% dell’incremento rilevato nel Trimestre (quasi 4mila unità) è frutto del recupero delle imprese artigiane. Fanno registrare un incremento pari allo 0,3% (rispetto allo 0,18% del corrispondente trimestre del 2018), determinato principalmente da una significativo aumento delle iscrizioni.

Riparte il sud

È al Sud che si registrano sia il saldo maggiore in termini assoluti (10.677 imprese in più), sia l’incremento relativo più elevato (+0,52%).

In tutte le regioni, il trimestre si è chiuso comunque con il segno positivo: dalla Lombardia (5.014 imprese in più all’appello) alla Valle d’Aosta (101). Il Mezzogiorno spiega il 36,5% del saldo complessivo che, comunque, appare in contrazione negli ultimi due anni.

Ad eccezione del Nord-Ovest, tutte le circoscrizioni hanno fatto però registrare un tasso di crescita inferiore a quello misurato nel corrispondente trimestre dello scorso anno.

Se si eccettua l’industria estrattiva (settore numericamente limitato a sole 4.120 imprese), tutti i settori hanno messo a segno saldi positivi nel trimestre.

Meglio degli altri, in termini assoluti, ha fatto il settore degli alberghi e ristoranti, uno tra i più rilevanti per numero di realtà esistenti, con 5.284 imprese in più. A ruota altri due grandi comparti quello delle costruzioni (+4.518 unità) e del commercio con 3.377 imprese in più rispetto alla fine di marzo. Bene anche il settore delle attività professionali, scientifiche e tecniche (+2.959) e quello dei ‘servizi alle imprese‘ come noleggio e agenzie di viaggio con +2.693.

Le performances migliori

In termini relativi, le performance migliori vengono dai settori legati ai servizi: +1,4% le attività professionali scientifiche e tecniche, +1,3% le attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese e +1,2% gli alberghi e ristoranti.

Quanto all’universo delle imprese artigiane, è dominato da tre settori: si tratta, nell’ordine, del settore delle ‘Costruzioni‘ (488.142 realtà al 30 giugno 2019), del settore ‘Attività manifatturiere‘ (296.274) e da quello degli ‘Altri servizi‘ (186.689).

Con 971.105 unità, alla fine del trimestre da poco concluso, determinano il 74,7% dello stock complessivo delle imprese artigiane e spiegano peraltro il 75,4% del saldo trimestrale, nonostante il contributo addirittura negativo delle ‘Attività manifatturiere’ (con -222 unità, determinando una variazione negativa dello stock di circa lo 0,1%).

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