C’è un preambolo importante da fissare come chiave di volta: Il Piano Mattei messo in piedi dal Governo in carica vale più di 100 milioni di euro per lo slot tunisino. E di quei 100, dopo la firma a Tunisi delle settimane scorse ben 50 sono d’ambito energetico. Efficientamento e rinnovabili la fanno da padrona. Poi ci sono altri 55 milioni di euro e quelli sono stati impegnati per una linea di credito a favore delle piccole e medie imprese tunisine.

Ecco, Confimprese Italia ha seguito (ed anticipato) l’usta di quel filone specifico, quello per il quale si possono mettere a regime le necessità del commercio locale e quelle del settore omologo nostrano che in Tunisia ed in Libia operano. Un merito va dato a Guido D’Amico, che di Confimprese Italia è l’uomo di vertice: aver intuito il potenziale del filone tunisino già da prima del Piano Mattei. Che a ben vedere è giunto solo a confermare una rotta che D’Amico aveva disegnato prima. Quando cioè stringere accordi con i Paesi del Nord Africa non aveva ancora il suggello diretto di un’azione di governo di massimo rango economico e geopolitico.

Più grip all’economia di scambio

Conferire un maggior “grip” ad operazioni economiche complesse sembra essere la specialità della casa di Confimprese e che l’associazione che ha in tutela quelle piccole avesse una rotta precisa lo si era capito già a Blue Forum di Gaeta del mese scorso. Proprio in quell’occasione D’Amico aveva fatto trapelare qualcosa con l’orgoglio di un tessitore che alla fine poteva esibire le trame della sua tela paziente.

“Assieme al nostro delegato agli esteri, Sandro Fratini abbiamo in programma tantissime iniziative”. Si riferiva a “progetti di rilievo internazionale, per valorizzare le nostre micro, piccole e medie imprese nel mondo. La rotta transeuropea era stata tracciata dunque, e con la stessa modalità con cui Knud Rasmussen nel 1921 diede stura commerciale al Passaggio a Nord Ovest. Questo passaggio libico-tunisino è a clessidra rovesciata, Sud Ovest, ma gli ingredienti concettuali sono gli stessi: tigna e visione.

Il protocollo d’intesa annunciato a Gaeta

Per fare e far fare a terzi buoni affari serve sempre un pioniere che batta una pista ed una buona muta di cani da slitta. L’Africa è il primo, maggiore e promettente spot della nuova economia dinamica in un mondo che sta bruciando i poli tradizionali. Con essa la stessa Cina, dove pure D’Amico si era recato nelle scorse settimane per chiudere un ulteriore accordo di utility.

Era scaturita da quelle considerazioni la “firma di un protocollo d’intesa che ha lo scopo di sviluppare l’internazionalizzazione delle imprese aderenti”.

In pratica, D’Amico ci stava dicendo che per le associate Confimprese Italia c’era una via già tracciata in passato che si stava rinsaldando nel presente. E l’annuncio è arrivato in queste ore sui canali social del Presidente. Stringato, senza grancasse e praticone, come piace a D’Amico.

La firma con Federitaly alla CCIAA di Misurata

“Oggi a Tunisi, presso la sede di Confimprese Tunisia, abbiamo siglato assieme agli amici di Federitaly, un importante accordo commerciale con la Camera di Commercio di Misurata (Libia). Era quello che in parte era stato annunciato e le linee guida fanno ben sperare. “Cooperazione, internazionalizzazione, sviluppo turistico e commerciale sono i punti chiave che centralizzano questa alleanza tra partner pubblici e privati”.

Il filone turistico per D’Amico è il vero El Dorado del terzo millennio, ma un El Dorado green, in cui la sostenibilità sia cardinale al punto da trasformare l’ecologia in opportunità commerciale in purezza. Quei punti chiave “vedranno per i più degli 80mila associati alla nostra confederazione, canali privilegiati di assistenza e supporto”.

Mettere a regime le imprese, anche in Libia

Che significa? Che con la firma di Misurata anche gli enti camerali italiani, non ultimo quello Frusinate-Pontino guidato da Giovanni Acampora e nel cui board D’Amico sta, avranno un’opportunità potenziale ma praticabile. Quella di mettere a regime il sistema produttivo e di scambio nel settore della micro, piccola e media industria privata italiana.

E che quel settore avrebbe avuto un ruolo chiave nella cabina di regia del Piano Mattei D’Amico lo aveva capito da tempo. “L’import-export è stato sempre un segno. La manodopera tunisina ha voglia di lavorare, di seguire la formazione e che ha anche capacità di apprendimento superiori alla media”.

Alta formazione e reciprocità

Con lo strumento quindi dell’alta formazione da un lato i giovani africani arrivano a possedere in chiave ottimale gli strumenti per partecipare attivamente a questi accordi. Dall’altro le imprese italiane hanno a disposizione manualità ed intelligenze che incrementano fatturato, progetti e fattibilità degli stessi.

Si chiama fiuto, si scrive accordo e si traduce in una firma che è molto più che una firma. E’ un inizio di reciproco vantaggio. L’inizio di un’altra avventura di Confimprese Italia in quella parte di mondo dove l’Italia ha deciso di investire ed ha chiamato a raccolta il meglio delle sue associazioni di categoria.

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