L’Italia è stata culla del Diritto. Ma questo risale ai tempi dei Romani. Dopo essere stato piegato alle proprie esigenze nel ventennio del regime, il nostro Diritto ha preso una forma repubblicana e democratica. Se sia cresciuto o sia morto nella culla è tema di discussione. Certo però è che la produzione di leggi è intesa: legiferiamo su tutto. La Cgia di Mestre in queste ore ha pubblicato uno studio. Stima che in Italia vi siano circa 160mila norme, di cui poco più di 71mila approvate a livello nazionale e le rimanenti 89mila promulgate dalle Regioni e dagli Enti locali.

Un groviglio legislativo che è 10 volte superiore al numero complessivo di norme che esistono (circa 15.500) sommando quelle vigenti in Francia (7.000), in Germania (5.500) e nel Regno Unito (3.000).

Troppe leggi, nessuna legge

Foto © Saverio De Giglio / Imagoeconomica

Pretendere di disciplinare tutto ha l’effetto di disciplinare niente. Infatti, questa sovrapproduzione di norme ha finito per ingessare negli anni il funzionamento della Pubblica Amministrazione. Con ricadute pesantissime, soprattutto per gli imprenditori di piccole dimensioni. Di fronte a questo dedalo normativo, gli Uffici Pubblici devono districarsi tra norme che dicono tutto ed al tempo stesso anche il suo contrario. Il che ha reso la nostra Pubblica Amministrazione tra le meno efficienti d’Europa.

Si stima che le procedure amministrative costino alle imprese 103 miliardi l’anno, di cui 80 sono in capo alle Piccole e Medie Imprese.

Da qualche anno però si assiste ad una virtuosa inversione di tendenza. Dal nuovo Pnrr arriva un aiuto per ammodernare la Pubblica Amministrazione, con 145 misure nuove o modificate. Il piano si focalizza su settori chiave quali la Giustizia, gli Appalti Pubblici e la Concorrenza, mirando a potenziare la resilienza e la competitività dell’Italia nel contesto europeo e globale.

COME SI MISURA L’EFFICIENZA

Foto: Domenico Mattei © Pixabay

L’Institutional Quality Index (IQI) è un indice che misura la qualità delle istituzioni pubbliche presenti in tutte le realtà territoriali italiane. Segnatamente negli Enti Locali.  È stato concepito nel 2014 dall’Università degli Studi di Napoli Federico II. Questo misuratore assume un valore che va da 0 a 1.

A differenza di altri che si basano sulle percezioni dei cittadini, quello redatto dai docenti napoletani fa riferimento a dati oggettivi. Considera parametri come i servizi pubblici erogati, l’attività economica territoriale, la giustizia, la corruzione, il livello culturale e la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Recentemente, nel 2019 è stato aggiornato. Il risultato che emerge ci consegna un Paese spaccato a metà. In pratica: i livelli di eccellenza più elevati della nostra Pubblica Amministrazione a livello territoriale si concentrano prevalentemente al Nord, quelli più modesti, invece, si trovano al Sud.

La realtà territoriale più virtuosa d’Italia è Trento, con indice IQI 2019 pari a 1; rispetto a 10 anni prima la provincia trentina ha recuperato 2 posizioni a livello nazionale. Seguono al secondo posto Trieste e al terzo Treviso. Appena fuori dal podio scorgiamo Gorizia, Firenze, Venezia, Pordenone, Mantova, Vicenza e Parma. Insomma, nei primi 10 posti, ben 8 province appartengono alla macro area del Nordest. In coda, notiamo Catania, Trapani, Caltanissetta, Crotone e Vibo Valentia che occupa l’ultima posizione.

IQI NELLE PA DEL LAZIO

Il municipio di Frosinone

Qual è il livello di qualità delle istituzioni pubbliche nel Lazio? L’indagine condotta dalla Cgia di Mestre, su 106 Province italiane colloca Roma al 59° posto assoluto ed è la prima nel Lazio, con un IQI di 0,645. Era 0,555 nel 2019. Ha guadagnato quindi 3 posizioni negli ultimi 10 anni, che sono quelli presi in considerazione dallo rilevazione del centro studi circa l’efficienza della PA.

Al 74° posto nazionale e seconda nel Lazio c’è la provincia di Frosinone, con un IQI di 0,447. Era 0,343 nel 2019. E la Pubblica Amministrazione ciociara guadagna 5 posizioni rispetto alla rilevazione precedente.

Al 76° posto in Italia e terza nella Regione troviamo la provincia di Viterbo che consegue lo 0,419 e guadagna 8 posizioni rispetto al passato. Rieti è all’81° posto in Italia con un IQI di 0,342 e perde una posizione rispetto al 2019.

La provincia di Latina è l’ultima del Lazio e si attesta all’82^ posto nazionale con un punteggio di 0,364 e guadagna una posizione. 

(Foto di copertina © DepositPhotos.com).

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