Sono in totale 1382 gli studenti che si sono laureati nel 2017 all’Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Di loro, 420 sono quelli che hanno terminato il percorso di studi nelle facoltà di Economia e di Giurisprudenza. In 241 invece si sono laureati in Ingegneria Civile Meccanica. Altri 66 hanno conseguito la laurea in Ingegneria Elettrica e dell’Informazione. Sono invece 100 quelli della Facoltà di Lettere e Filosofia e 555 quelli di Scienze Umane, Sociali e della Salute.

Un dato conferma come l’Università di Cassino svolga la funzione di ‘ascensore sociale’ del territorio: il 34% dei suoi laureati proviene da famiglie contadine e operaie.

Nell’anno accademico 2017/2018 si sono immatricolati 3.947 nuovi studenti mentre è 9.329 il totale degli iscritti nell’anno corrente all’Unicas.

Penultimi in Europa

Nonostante tutto il lavoro fatto dall’Università di Cassino, in Italia il capitale umano scarseggia. Siamo infatti il penultimo Paese dell’Unione Europea per la percentuale di persone tra i 30 e i 34 anni di età che hanno completato la loro educazione terziaria (hanno cioè una laurea o un titolo equivalente), al 26,9% nel 2017.

Secondo dati Eurostat, solo la Romania è più indietro, ma neanche di tanto, al 26,3%.

Il nostro Paese partiva comunque da una percentuale molto bassa nel 2002, il 13,1%, e ha raggiunto e superato l’obiettivo al 2020 (il 26%; quello Ue è il 40%). Tuttavia, ci sono Paesi, come la Repubblica Ceca, che hanno fatto di meglio: partiva dal 12,6%, ma oggi è al 34,2%, oltre 7 punti avanti a noi.

L’Italia ha raddoppiato la sua percentuale, ma la Romania l’ha quasi triplicata: nel 2002 solo il 9,1% dei 30-34enni rumeni aveva completato la propria istruzione terziaria, oggi la percentuale è del 26,3%.

Di questo passo, è probabile che l’Italia venga superata e si ritrovi ultima nell’Ue.

In Ue tutti allineati

La media Ue dei 30-34enni laureati è del 39,9%, praticamente allineata al target al 2020 (40%).

In Italia il problema non sono tanto le donne, laureate o simili al 34,1%, quanto gli uomini, che non arrivano al 20%: solo il 19,8% dei 30-34enni ha una laurea o un titolo equivalente, meno di uno su cinque.

Gli uomini italiani di questa fascia d’età sono in assoluto i meno istruiti d’Europa: i secondi sono i croati, comunque al 22,1%. Ci salvano le donne, che hanno ben più che raddoppiato la loro percentuale rispetto alla situazione del 2002, quando era al 14,2%; i maschi, invece, sono passati in quindici anni solo dal 12% al 19,8%. In molti Paesi Ue, comunque il differenziale tra maschi e femmine è ampio.

I più istruiti in assoluto sono i 30-34enni e le 30-34enni della Lituania, al 58%. Seguono i ciprioti (55,8%), gli irlandesi (53,5%) e i lussemburghesi (52,7%).

Tra i grandi Paesi, la Germania è al 34%, ben lontana dal target al 42% al 2020; la Francia al 44,3% (obiettivo al 50% nel 2020), la Spagna al 41,2% (target al 44%) e il Regno Unito al 48,3% (non c’è target, perché nel 2020 saranno fuori dall’Ue). In Italia, infine, è piuttosto alta, rispetto al resto dei Paesi Ue, la percentuale degli ‘early leavers’, cioè i 18-24enni con almeno la terza media che non stanno frequentando scuole o corsi di formazione: sono il 14%, e anche qui le ragazze (11,2%) fanno meglio dei maschi (16,6%).

Il Paese con la percentuale di abbandoni maggiore è Malta (18,6%), quello con la percentuale minore la Croazia (3,1%).

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