LUIGI DE MATTEO

L’INCHIESTA QUOTIDIANO

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Unindustria di Frosinone ha avuto un ruolo importante di mediazione nella vicenda Ideal Standard che la intransigenza della multinazionale ha oscurato. Una gestione delle relazioni industriali quella della Ideal Standard, che impone al massimo organo di rappresentanza degli imprenditori frusinati di moltiplicare le proprie energie nel farsi promotore attivo di una innovativa – senza cioè ripetere gli errori del passato – visione dello sviluppo e sollecitare gli imprenditori a contribuire con idee e proposte concrete al rilancio del territorio.

Si stanno moltiplicando sul piano nazionale i segnali di una leggera ripresa e le ferite inferte al sistema produttivo della nostra provincia hanno lasciato, soprattutto nella città capoluogo, un territorio devastato ed in profonda crisi strutturale.

Come porvi rimedio, quali sono i suggerimenti che vengono dall’organizzazione degli imprenditori: lo chiediamo al presidente Giovanni Turriziani. Imprenditore giovane e dinamico, convinto innovatore che volentieri coglie l’occasione per parlare dei progetti con cui vuole caratterizzare la propria reggenza.

«L’Unione è interessata soprattutto allo sviluppo industriale», esordisce citando i dati Istat sull’export provinciale che segnalano un incremento del 58% rispetto al 2017. Vi sono segnali di ripresa anche occupazionale, viste le notizie dal pianeta Fca degli ultimi giorni sulla conferma dei 300 operai interinali. Ed il sistema delle piccole e medie imprese da tempo ha aggredito i mercati internazionali ed europei.

«Unindustria – ha proseguito Turriziani – è convinta che in questa fase debba avere un ruolo di stimolo per l’intera comunità, cittadini, enti locali e con loro condividere l’idea che lo sviluppo non può essere solo quello industriale. Quando noi industriali ripetiamo che il nostro territorio dev’essere attrattivo non pensiamo solo alla necessità di un sistema normativo più snello, con meno burocrazia. La nostra provincia ed il capoluogo ha una generalizzata carenza di servizi. Un imprenditore che voglia assumere un manager d’alto livello, per fare un esempio, deve preoccuparsi di garantire non solo un compenso adeguato, ma anche di assicurare con benefit, a proprie spese, servizi per una qualità della vita che questa comunità non riesce a garantire. E l’assenza di infrastrutture e servizi, normali per una città che guarda all’Europa ed ai mercati internazionali, è una palla al piede dello sviluppo. Nel nostro sistema produttivo provinciale abbiamo attività economiche fiorenti nel settore chimico e farmaceutico, a cui manca, soprattutto nel capoluogo ripeto, un contesto attrattivo di livello europeo e che in trent’anni non si è stato in grado di realizzare».

Ecco adesso spunta la propaganda elettorale, pensiamo, ma chiarisce: «Non ci interessa guardare indietro. Abbiamo perso tempo ed ora dobbiamo recuperare in fretta per andare avanti».

Recuperare. E come, con quali strumenti e soprattutto quali risorse gli chiediamo. Non accetta provocazioni e spiega: «Esistono nel nostro ordinamento, norme e strumenti di pianificazione che favoriscono e promuovono lo sviluppo cooperativo e associativo tra comuni. La nostra idea è che dovremmo attrezzarci per utilizzarli anche perché consentono l’accesso diretto e facilitato, ai fondi europei strutturali integrati (FESI) che sono misure di programmazione attivate proprio per finanziare nei paesi come il nostro lo sviluppo e gli interventi che mirano ad elevare i livelli di qualità della vita sia in termini ambientali che sociali».

State pensando alla redazione di progetti a valere sui quei fondi europei?

«Per la verità pensiamo alle opportunità che offre la Legge Del Rio, (Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni, la n. 567 aprile 2014 – ndr) nella quale vengono tracciate le linee guida per la costituzioni di aggregazioni fra comuni».

Per fare? «Senza voler dare giudizi negativi alle competenze degli amministratori dell’area di Frosinone, è necessario un coordinamento d’area, una cabina di regia capace di una visione d’insieme sulle problematiche del territorio. Prendiamo ad esempio la questione abitativa. In questi ultimi dieci anni, e nonostante la crisi degli alloggi di cui soffre, Frosinone ha subito un consistente calo del numero di abitanti mentre i comuni limitrofi hanno registrato un sensibile aumento. Ci saranno delle ragioni per cui ciò è avvenuto? Bisogna cercare di capirle insieme. Altrimenti ogni comune, se slegato dagli altri, adotterà soluzioni sempre meno coerenti con quello che sta accadendo nei territori di competenza. Così si favorisce la dispersione delle iniziative con un costante aggravio di costi e dunque dei disagi. Sarebbe invece più giusto prendere in esame questa grande comunità di 150 000 abitanti, che è Frosinone con i comuni limitrofi, per dare le risposte adeguate».

Un ragionamento giusto, in generale, che chiede altre informazioni. Come ad esempio se esiste una road map e quali le tappe principali.

«Al momento abbiamo avviato, in parte in modo formale, le prime consultazioni per verificare le disponibilità. È un progetto per noi importante che necessita di un comitato promotore. Un comitato di pari per un lavoro che riguarda la comunità. È un progetto che deve avere un consenso vero per produrre risultati. Per ora possiamo solo dire che abbiamo individuato lo strumento giuridico amministrativo, lo scafo per avviare la navigazione. Il passo successivo è la costituzione dell’aggregazione di comuni. Non siamo in grado neanche di poter dire di che tipo perché riteniamo che sia più giusto che venga fuori dalle consultazioni. Esempi di aggregazioni di comuni ne abbiamo anche nella nostra provincia ma pensiamo che si possa fare di più».

Quando pensate di essere pronti?

«Abbiamo attivato un gruppo di lavoro, gli strumenti legislativi che intendiamo suggerire e non ci chieda altro. Ripeto è un progetto in gestazione ed è in una fase molto delicata. Stiamo tentando di collegare le ipotesi di sviluppo del nostro territorio, Frosinone capoluogo, ad un sistema più ampio. C’è necessità che le comunità di questa area di 150 mila abitanti partecipino al progetto con la consapevolezza d’essere pari tra pari e può comprendere quanto siamo preoccupati a non offendere la suscettibilità di nessuno».

Un esplicito arrivederci ineludibile.

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