Prenatal, la catena di negozi di articoli per mamme e bambini, ha avviato la procedura di riduzione del personale per 45 lavoratori addetti alle vendite. Lo fa “denunciando la significativa flessione delle vendite a causa della concorrenza delle catene low cost e del significativo incremento dell’e-commerce”. Il che significa, ‘traduce’ la Fisascat-Cisl, nella la chiusura dei negozi di Milano e di Gorizia. Ma anche nel “ridimensionamento permanente” di 22 punti vendita. Dislocati in Lazio, Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Trentino, Toscana, Campania, Puglia e Sicilia. Sono in tutto 222 dipendenti occupati in questi punti vendita.

NESSUN AMMORTIZZATORE SOCIALE

Elena Maria Vanelli della Fisascat sottolinea che: “La natura strutturale degli esuberi dichiarati da Prenatal rende impraticabile il ricorso agli ammortizzatori sociali straordinari. Inoltre l’indisponibilità aziendale al ricorso alla solidarietà e al maggior utilizzo del part-time ed alla mobilità territoriale complicano ulteriormente la situazione dei lavoratori coinvolti dalla procedura di riduzione di personale”. 

 E allora “tenteremo la strada della ricollocazione. Per evitare il più possibile le ricadute della crisi aziendale sui livelli occupazionali. È impensabile che la sofferenza del retail del commercio ricada esclusivamente sui lavoratori.

Il ricorso al contratto di solidarietà nel 2016 per scongiurare 88 esuberi, con il coinvolgimento di 448 lavoratori di 46 negozi su un totale di 908 lavoratori negli 83 corner della rete vendita,  “non ha consentito di superare la situazione di eccedenza di personale. – ha spiegato Vanelli – Tanto da rendere necessaria la proroga della solidarietà nel 2017 in 20 negozi per gestire i 38 esuberi residui e la stipula di un nuovo contratto di solidarietà in altri 11 punti vendita. Per la gestione di ulteriori 22 esuberi con 150 lavoratori coinvolti dalla riduzione solidale dell’orario di lavoro“. Ricorda la sigla della Cisl.

CHIUSI 40 PUNTI VENDITA

Dal 2013 ad oggi Prenatal ha chiuso in Italia 40 punti vendita caratterizzati da bassa redditività o a redditività negativa

A causa dell’impatto della crisi anche in altri paesi europei il brand ha sentenziato la chiusura di 48 negozi in Spagna e 10 negozi in Portogallo.

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