Il Lazio è la seconda regione in Italia per maggiore presenza numerica di dirigenti donne. 4.030 unità di cui 3.902 a Roma. In testa la Lombardia con un saldo pari a 8.859 donne manager. Siamo ancora lontani dalla parità, ma la scalata del gentil sesso continua. Infatti, nel 2016, ultimo dato disponibile Inps, le donne sono il 16,6% dei dirigenti privati, ma ben il 30,8% tra gli under 35 e il 28,2% tra gli under 40. La loro forte crescita, in atto da anni, è continuata anche nell’ultimo periodo, che ha visto i dirigenti in calo a causa della congiuntura economica negativa.

DIRIGENTI PRIVATI IN CALO

Dal 2008 al 2016 i dirigenti privati sono diminuiti del 4,9%, -9,7% gli uomini e +29,4% le donne. Anche l’aumento dell’ultimo anno (+0,4% 2016/2015) è tutto dovuto alle donne (+4,4%), a fronte di un leggero calo degli uomini (-0,4%).

Questi i dati esclusivi dell’ultimo Rapporto donne di Manageritalia, atteso e puntuale ogni anno in occasione della festa della donna.

Ma che la rincorsa delle manager rosa sia in atto almeno a livello generale, anche se forse non così forte tra il top management, lo dimostra il fatto che giá oggi nella fascia d’etá sotto i 35 anni le donne dirigenti sono il 30,8% e in quella sotto i 40 anni il 28,2%.

Tra le regioni piú “rosa” spiccano Molise (28,2%), Sicilia (23,1%), Lazio (22,2%), Basilicata (20%), Lombardia (18,5%) e Valle d’Aosta (17,9%). E, se nelle regioni piú piccole spesso il limitatissimo numero di dirigenti e le imprese familiari possono incidere non poco, in Lombardia e nel Lazio il fenomeno è indubbio e destinato ad aumentare.

UNA CRESCITA SUPPORTATA DAI NUMERI

L’incremento delle donne dirigenti è supportata dai numeri dei quadri privati, manager a tutti gli effetti e vero serbatoio per la futura dirigenza. Qui oggi le donne sono il 29,2% a livello generale, il 35,9% tra gli under 35 e il 34,7% tra gli under 40. Il Lazio (33,4%) e Lombardia (31%) si confermano le regioni più rosa. In questo caso i quadri, cresciuti del 14,1% dal 2008 al 2016, vedono le donne al +33,6 e gli uomini al + 7,6%.
Insomma, se non siamo alla parità, poco ci manca.

ROMA CAPITALE DELL’IRPEF

E’ Roma la cittá dove si paga l’Irpef comunale piú alta d’Italia: 396 euro contro i 352 della maggior parte delle cittá, tra cui Bologna, Genova, Napoli, Palermo, Torino e Venezia. Lo ha scritto nero su bianco Servizio Politiche Territoriali della UIL sull’andamento delle tasse locali nel 2017. Uno studio che ha stimato il gettito totale in valori assoluti. Mentre per quanto riguarda il gettito medio pro capite esso è riferito a una famiglia composta da 4 persone con reddito complessivo di 44 mila euro. Stando alle stime, è sempre la Capitale a rimanere in vetta alla classifica anche nel totale delle tasse pagate dalla famiglia campione: ben 3.028 euro, contro i 2.066 della media nazionale.

Media che è stata comunque superata anche in altre cittá della penisola: Torino con 2.993 euro, Genova (2.778 euro), Alessandria (2.724 euro), Napoli (2.684 euro), Pisa (2.684 euro), Milano (2.571 euro).

CIVICA: UN PRIMATO DI CUI NON ANDIAMO FIERI

Un primato di cui Non andiamo certamente fieri- ha commentato il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Alberto Civicasoprattutto in una Capitale dove i servizi alla persona sono sempre piú ridotti al lumicino e il welfare è oramai inesistente. Una cittá che non si può certamente dire stia brillando per efficienza, manutenzione e produttività. Basta osservare le nostre strade, i quartieri anche centrali divenuti discariche a cielo aperto e i continui rinvii su qualsiasi argomento”.

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