Il segnale d’allarme è quello rosso: alla massima intensità. «Dobbiamo prepararci a fronteggiare una sorta di ‘tempesta perfetta’. Se non abbiamo consapevolezza di questo difficilmente riusciremo a vincere la sfida del rilancio. Nonostante il Pnrr». Stiamo andando a sbattere, rischiamo di farci molto male: ad avvertire è il massimo vertice del sindacato Cisl nel Lazio, il Segretario Generale Regionale Enrico Coppotelli.

I numeri dell’allarme

Foto: Imagoeconomica / Carlo Carino

Cosa spinge ad azionare la sirena, un Segretario noto per ponderare ogni parola? I numeri pubblicati da Bankitalia.

Cosa dicono. Nel primo semestre 2021 l’attività economica nel Lazio è cresciuta del 5,3%, cioè meno della media nazionale. In pratica, cresciamo meno degli altri: non siamo più tra le locomotive del Paese come accadeva prima della pandemia.

Nei primi sei mesi dell’anno la spesa dei turisti stranieri è stata circa il 70% in meno rispetto a quella del primo semestre 2020. Vengono meno, consumano meno, spendono meno. Ne hanno sofferto i comparti più legati al turismo: alberghiero, ristorazione, commercio.

Ma pure nell’industria e nei servizi gli investimenti sono rimasti deboli. La disoccupazione è cresciuta, le misure di sostegno ai redditi hanno riguardato il 7,7% delle famiglie. Anche questo un dato maggiore della media nazionale.

I prezzi galoppano

Foto © Anna Shvets / Pexels

Non basta. C’è altro. E sono i numeri di Svimez, l’associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno che si occupa di studiare le condizioni economiche del Mezzogiorno per proporre concreti programmi di azione. Cosa dicono i numeri? Svimez stima che, dopo lo sblocco dei primi licenziamenti da fine giugno, ci sono stati circa 10.000 espulsi dal mercato del lavoro, di cui il 46% concentrato nelle regioni meridionali.

Il quadro del Lazio e del Mezogiorno si innesta in quello generale del Paese. In queste ore in Italia l’inflazione è arrivata a livelli che non si vedevano dal 2008. Un aumento record dei prezzi del 3,8% rispetto ad un anno fa. Parte tutto dai prodotti energetici: la bolletta della corrente è schizzata in alto, si è moltiplicata di cinque volte, ci sono aziende che si sono fermate perché non conviene più produrre. Due mesi fa uno degli storici imprenditori di Murano ha raccontato che la bolletta di ottobre della sua vetreria sarebbe passata in un mese da 40mila euro a circa 165mila. E c’è anche chi ha già spento i forni. (Leggi qui Ballano mentre la fiamma si spegne nei motori).

Il costo dell’energia si spalma su tutto. Arriva ai trasporti, al settore alimentare, ai farmaci, alle visite mediche. Al carrello della spesa. Un dato su tutti: rispetto a un anno fa mandare avanti la casa costa il 14,1% in più.

Risucchiati verso Sud

Enrico Coppotelli

Oggi Enrico Coppotelli ha ricordato tutti questi dati. Sviluppando anche un’analisi. «Il Lazio è da sempre un territorio di frontiera ed oggi lo è ancora di più. Ma vaste aree della nostra Regione ricadono e vengono risucchiate nelle dinamiche del Mezzogiorno».

Gli stipendi non crescono. «La dinamica salariale piatta vuol dire che nelle regioni meridionali c’è un 15,3% di dipendenti con bassa paga, rispetto all’8,4 del Nord. Anche nel Lazio conosciamo un basso tasso di occupazione, un’eccessiva flessibilità del mercato del lavoro con il ricorso al tempo determinato e al part time involontario».

Guardare in faccia la realtà

Tutto questo frena la crescita del Lazio. Ed a rendere ancora più grave la cosa è che nessuno stia intervenendo. Enrico Coppotelli esorta: «Dobbiamo guardare in faccia la realtà. Il Pnrr può essere una straordinaria occasione, ma non è la pietra filosofale. Va programmato prima che gestito. Le stime ci dicono che gli interventi per l’ampliamento delle infrastrutture materiali e immateriali del Lazio nei prossimi 5/7 anni potrebbero portare da un minimo di 125 mila fino a 270 mila nuovi posti di lavoro. Determineranno un impatto sul Pil regionale di centinaia di milioni di euro».

Il mondo sta cambiando. Le analisi della Cisl dicono che «potrebbe esserci una nuova visione di mobilità». Significa che ci sposteremo in maniera diversa, saremo sempre meno dipendenti dalle automobili, le auto stesse saranno molto diverse da oggi. Si chiama: mobilità sostenibile e prenderà il posto dell’automotive.

«Ma per raggiungere questi obbiettivi bisognerà governare il futuro, mantenere i posti di lavoro, rinnovare l’azione sindacale. Invertire il trend dell’inflazione è una priorità. Coordinare i fondi del Pnrr con quelli della politica di coesione è una priorità. Nel Lazio, proprio perché territorio di frontiera, non possiamo permetterci di perdere ulteriore tempo. Bisogna affrontare tutto insieme, non ragionare a compartimenti stagni. Occorre un confronto attivo continuo. Con un solo obiettivo: governare questa fase delicatissima».

Cambiare la visione

Foto © Can Stock Photo / microolga

Il Segretario evidenzia che è arrivato il momento di «ampliare la nostra visione di rappresentanza. Perché tante professioni verranno superate a causa del disallineamento con le richieste del mercato». Significa che spariranno molti lavori: basti pensare che le auto tra poco non avranno i pistoni, non avranno gli iniettori, quasi tutta la meccanica sparirà e ci sarà solo software. Ecco cosa è il disalllineamento al quale fa riferimento Coppotelli.

«Tutto questo andrà affrontato tramite un cambiamento culturale verso un mercato del lavoro più dinamico e con conoscenze e competenze in aggiornamento continuo. La formazione sarà il vero fulcro di questo cambiamento, per tenere sempre al centro la persona».

La tempesta perfetta è in arrivo. La via per affrontarla è chiara.

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