Un’intuizione vincente. Nata per caso. E che ha dato ancora più valore ad un prodotto che si prepara ora a tornare su tutti i mercati mondiali. Se Acqua Fiuggi non è più solamente un brand ma un Marchio Storico il merito è anche e sopratutto di quell’intuizione. (Leggi qui: Fiuggi non è solo un brand: ora è ‘marchio storico’).

Avuta da Guido D’Amico, presidente di Confimprese Italia e già membro del Consiglio d’Amministrazione di Atf, la municipalizzata che fino alla fine del 2022 gestirà Acqua, Terme ed impianti sportivi di Fiuggi. Poi la mano passerà alla nuova cordatata che vede insieme gli imprenditori Maurizio Stirpe, Francesco Borgomeo, Gianfranco Battisti e Nicola Benedetto. (Leggi qui: Fiuggi: il Comune assegna Acqua, terme, impianti e campi).

Tutto cominciò a Fiuggi

Alessandra Todde (Foto: Filippo Rondinara)

Per capire dove nasce questa storia bisogna riavvolgere il nastro. Tornare indietro al settembre 2020, quando a Fiuggi arriva la sottosegretaria allo Sviluppo Economico, Alessandra Todde. Partecipa all’Attivo Nazionale dei presidenti territoriali di Confimprese Italia.

«In quell’occasione il sottosegretario – dice Guido D’Amico – annuncia che è stato appena scritto il regolamento con il quale diventa operativo il registro dei Marchi Storici. E sottolinea quanto sia importante per le imprese che intendono proiettarsi sul mercato internazionale. Perché rappresenta una marcia in più: un marchio di garanzia dell’italianità e del saper fare italiano. E inoltre spiega che ci sono contributi che arrivano direttamente dal Ministero dello Sviluppo Economico».

 È in questo momento che il presidente di Confimprese Italia ha l’intuizione. Pensa che per Fiuggi e per il suo territorio il marchio storico può rappresentare una grande occasione. Ne parla con il sindaco Alioska Baccarini, gli dice che è una tappa importante per consolidare un marchio già conosciuto e famoso. Si dice disposto ad uscire dal CdA per concentrarsi su questo progetto. Guido D’Amico inizia a lavorarci seriamente.

La ricerca dei documenti

A parole è semplice. ma nei fatti è un’altra cosa. Perché tutti conoscono Fiuggi e la sua storia. Ma i documenti? Le carte che lo attestano? Anche il più ardito degli eroi deve passare per il cerchio di fuoco della burocrazia per avere il foglio matricolare e raggiungere la medaglia da appuntarsi al petto. Quell’acqua era già nota ai tempi dei Romani, raggiunse la vera popolarità quando Michelangelo Buonarroti e papa Bonifacio VIII ne divennero assidui bevitori per combattere i calcoli renali che li affliggevano. Va bene: ma il brand?

« In breve – rammenta oggi D’Amico – mi metto personalmente al lavoro sui documenti che accertassero la storicità del marchio Acqua Fiuggi». La pratica la segue direttamente lui con la Camera di Commercio del Sud Lazio ed il Comune della città termale.

Si scopre così che quel logo e quel brand nascono nel dopoguerra. Per iniziativa del Comune di Fiuggi: perché sia le sorgenti delle acque, sia l’annesso stabilimento per l’imbottigliamento, sia le due fonti (Anticolana e Bonifacio VIII) ed il campo da golf (il primo pubblico in Europa) appartengono al Comune. Che le affida in gestione

Dal 1960 al 1982 la gestione è affidata a Francesco De Simone Niquesa (celebre presidente di Uliveto e Rocchetta). Si fa da parte per cedere il passo a Giuseppe Ciarrapico con la benedizione di Giulio Andreotti: la gestisce dal 1983 al 1990; poi si assiste ad una vera ribellione dei fiuggini che contestano al Ciarra i ritardi e le inadempienze nei pagamenti; nasce un movimento, Fiuggi per Fiuggi che diventa lista civica e partecipa alle elezioni: eleggendo sindaco Giuseppe Celani.

Il brand si scorpora

La gestione dell’acqua torna così direttamente pubblica. Lo fa attraverso una società in house la Astif – Azienda Speciale Terme e Imbottigliamento di Fiuggi. Che nel 1998 diventa Atf Acqua e Terme Fiuggi.

Nel giro di pochi anni le cose non vanno più bene. Perché il settore termale nazionale sprofonda in una crisi storica, l’acqua esce dal prontuario medico. Tra 2001 e il 2002 il Comune ricorre ad un concordato per evitare il fallimento. Viene decisa allora la divisione dell’azienda in due asset distinti: da una parte terme e golf (in passivo per via della crisi strutturale ma anche dei costi non più sostenibili) e dall’altra lo stabilimento d’imbottigliamento (che invece produce guadagni). Il brand viene scorporato e diventa proprietà del Comune che da un lato affitta la fabbrica e dall’altro concede il marchio.

Si ricostruisce tutto il percorso e si presenta la documentazione necessaria al Mise. «Mi prendo il merito di aver avuto quella intuizione grazie all’input datomi dal sottosegretario Todde» dice oggi D’Amico.

L’importanza della storia

Guido D’Amico

 Perché è cosi importante entrare nel registro del Marchio Storico per Acqua Fiuggi? La risposta è semplice: «Le aziende storiche hanno una serie di prerogative. Possono avere contributi dal Fondo Salvaguardia Imprese e possono avere vantaggi dal Mise. Per questo non è facile vedersi riconosciuto il marchio storico. Si deve dimostrare senza ombra di dubbio di essere in possesso di determinati requisiti. La trafila non è certo breve e i controlli di Mise e Camere di Commercio sono serrati».

 Che futuro prevede Guido D’Amico? «Sicuramente roseo. Noi  – ricorda – abbiamo preso l’ azienda con i libri in tribunale: la abbiamo risanata e messa sul mercato al meglio. Chi ha rilevato l’azienda ora può completare la via. Si tratta di imprenditori di primaria importanza. La privatizzazione farà bene ad Acqua e Terme di Fiuggi e a tutta la città termale».

 Per di più con la possibilità di fregiarsi del logo di marchio storico. Che all’estero ha ancora il suo valore ed il suo fascino.

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