Il Lazio, con 793 imprese, si posiziona nel 2017 tra le prime tre regioni italiane per numero complessivo di start up innovative, subito dopo la Lombardia (1.851) e l’Emilia Romagna (868). Con un’incidenza sul totale Italia pari al 9,8% (dati Registro imprese aggiornati a fine 2017). Lo evidenzia uno studio Federlazio su ‘Il Mercato delle Start Up”.

LO STUDIO DI FEDERLAZIO

Nella Citta’ metropolitana di Roma le start-up innovative sono 686. Di queste, 638 operano nella Capitale, che raccoglie l’80,5% di quelle laziali, e questo rappresenta una grande opportunità per il territorio romano, visto il valore specifico di questa tipologia di nuove imprese che favoriscono una crescita sostenibile, uno sviluppo tecnologico e una tipologia di occupazione particolarmente qualificata e a rilevante presenza giovanile. Sono i risultati principali della ricerca di Federlazio ‘Il Mercato delle Start up’ presentata questa mattina presso la sede di via Libano.
Lo studio, realizzato con il contributo della Camera di Commercio di Roma, è stato illustrato dal presidente della Federlazio Silvio Rossignoli e dal Direttore Generale Luciano Mocci. All’incontro sono intervenuti, tra gli altri, il presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti, l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Lazio, Gian Paolo Manzella, e il professore associato di statistica economica dell’Universita’ di Teramo, Andrea Ciccarelli.

LE START UP ROMANE

Dal punto di vista settoriale, le start-up innovative romane mostrano una forte concentrazione nel settore dei servizi rispetto a quanto verificato nella media italiana. In provincia
581 delle 686 attivita’ sono impegnate in attivita’ terziarie (84,7% del totale), e di queste 542 nel territorio del Comune di Roma, valore che, rapportato al totale delle 638 start-up innovative romane della Capitale sale ancora a una quota pari a un tondo 85,0%, valore che supera di ben 7 punti percentuali il valore medio del Centro e di 1,3 punti quello della media regionale.

ROMA E PROVINCA

Il settore dell’industria e dell’artigianato, che totalizza 50 imprese, incide per il 7,3% a livello provinciale. Mentre con 45 imprese pesa per il 7,1% nella Capitale, contro il 9,2% caratteristico del valore medio regionale, il 16,6% del Centro e il 18,7% dell’Italia. Per quanto riguarda gli altri settori, va sottolineata in provincia una certa presenza di commercio (5,5% rispetto alla media nazionale 4,4%, dell’area centrale, 3,6% e di quella regionale, 4,9%), fenomeno più accentuato negli altri comuni della Città metropolitana di Roma rispetto alla Capitale (6,5%).

Da segnalare che il 2017 è stato l’anno che ha registrato il picco più elevato di iscrizioni per le start-up innovative sia nel comune di Roma. 150, pari al 23,5%. Ma anche negli altri comuni dell’area metropolitana. 12 totali pari al 25%. La forma societaria più utilizzata è quella di capitali e, in particolare le società a responsabilità limitata. 542 imprese nel comune di Roma (85%), 38 quelle degli altri Comuni (79,2%).
Dalla ricerca emerge inoltre che nella Città metropolitana di Roma Capitale, le start-up innovative femminili nel 2017 hanno raggiunto quota 104 e per oltre il 90% dei casi sono localizzate nel comune di Roma. Tali imprese hanno un peso sul totale delle start-up innovative pari al 14,9%, valore piu’ alto rispetto alla media nazionale (13,1%).

I GIOVANI

Il segmento governato dai giovani ha una consistenza più elevata. 136 imprese di cui 120 nel solo comune di Roma. Pari al 18,8% delle start-up innovative totali, un valore quest’ultimo però più basso rispetto alla quota del Lazio (19,5%) e dell’Italia (20,9%).
Le imprese straniere hanno, invece, un impatto davvero ridotto sulla tipologia di impresa presa in esame. In Italia sono 229 nel Centro e solamente 25 nel Lazio. Vale la pena sottolineare che gli stranieri tendono a localizzare le start-up innovative prevalentemente negli altri comuni della Citta’ metropolitana di Roma Capitale (20 su un totale di 22).
Per approfondire i comportamenti, le tendenze e le prospettive di sviluppo dell’universo delle start-up innovative romane e delinearne meglio il profilo, è stata realizzata una indagine diretta.

SFRUTTARE L’IDEA INNOVATIVA

68 imprese, pari al 10% dell’universo complessivo (686), prevalentemente operanti nel comune di Roma. Dalle risposte degli imprenditori emerge che la motivazione di fondo esplicitata nell’avvio della start-up risiede soprattutto nella volontà di sfruttare la propria idea innovativa (54,4% del casi). Ma anche nella convinzione di valorizzare le specifiche competenze nonchè le esperienze professionali caratteristiche dello stesso imprenditore e/o del gruppo di ideatori (45,6%). Si tratta nel 44,1% dei casi di attività avviate con meno di 10.000 euro (poco piu’ del 10% con meno di 5 mila euro), in quasi nove casi su dieci finanziate con mezzi propri (integrabili con prestiti di parenti ed affini) ma per le quali nel 70,6% dei casi e’ stata effettuata una analisi o uno studio di mercato.

Nell’avvio dell’attività le principali difficoltà incontrate dichiarate dalle imprese hanno riguardato anzitutto la mancanza del capitale necessario e di risorse economiche. Ovvero della necessaria liquidità per partire (42,2%). Segue a distanza molto ravvicinata (37,8%) la complessità, la lentezza e i costi dell’iter burocratico necessario ad avviare l’attività economica.
La complessità delle attività delle start-up innovative giustifica una quota molto elevata di laureati con (79,1%), mentre solo il 23,0% dichiara di avere avuto esperienze di conduzione di una impresa.

IL FATTURATO

Il fatturato presenta un andamento molto positivo, con un saldo tra risposte in aumento e risposte in diminuzione del +65,6%. Incoraggiante anche il risultato relativo all’occupazione (+27,3%). Le aspettative 2018 appaiono ancora più positive, con una prevalenza netta di risposte positive sia per l’occupazione (+68,0%). Sia per il fatturato (+96,2%).
Il dato relativo alle vendite all’estero appare invece inferiore rispetto alle aspettative: solo 14,7%.
Le start-up romane hanno introdotto innovazioni negli ultimi anni in modo molto diffuso. Per quanto riguarda il triennio 2015-2017, la quota complessiva riguarda il 92,6% dei casi. Con una focalizzazione sui prodotti e i servizi offerti (52,4%). Ma anche innovazioni di carattere organizzativo e/o gestionale (31,7%) e in innovazioni di processo (23,8%).
Particolare attenzione è stata data dagli startupper anche alla dimensione green dell’innovazione. Il 57,4% ha infatti dichiarato che investirà in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico e/o minor impatto ambientale.

REALTA’ IN FORTE EVOLUZIONE

Lo studio realizzato da Federlazio ha evidenziato una realtà in forte evoluzione che denota la voglia d’impresa nelle nuove generazioni. E rinforza la volontà dell’Associazione, in coerenza con la propria missione istituzionale, di contribuire sempre più fattivamente allo sviluppo di nuove imprese nel territorio romano”, ha dichiarato Silvio Rossignoli, presidente di Federlazio.

Per supportare questa volontà,- ha proseguito- è necessario che tutti gli attori interessati contribuiscano in maniera concreta. Le Istituzioni devono continuare la loro lotta contro la complessità e la lentezza della macchina burocratica. Un male, peraltro, che non affligge solo le Start up ma tutte le imprese, nessuna esclusa. Anche il mondo delle Associazioni, però, può fare molto. Gli startupper, nella loro delicata fase di avvio imprenditoriale, hanno fortemente bisogno di un supporto. Di una guida che li indirizzi al meglio in questo nuovo mondo. Federlazio è ben consapevole di questa responsabilità. Lo studio appena realizzato sarà un ulteriore utile strumento di lavoro finalizzato proprio a migliorare sempre più questa nostra capacità” ha concluso Rossignoli.

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