Il Lazio è la terza regione in Italia con più imprese on line. I 2078 negozi all’attivo sul web permettono alla regione di conquistare il podio (seppure nel gradino più basso) della speciale classifica stilata grazie ad un’indagine condotta da Confesercenti sulla base dei dati camerali e dell’Osservatorio e – Commerce B2c del Politecnico di Milano. A guidare la classifica  del commercio online rimane la Lombardia, dove si concentrano 3.226 attività, quasi un quinto del totale nazionale, seguita dalla Campania con 2.204 unità.

Non solo Amazon, quindi. Anche l’e-commerce italiano è in crescita. Nel 2017 le attività che si occupano di commercio via internet sono arrivate a sfiorare quota 18 mila, con un aumento dell’8,4% rispetto all’anno precedente, cui si sommano quasi 10 mila negozi tradizionali che hanno aperto una vetrina anche sul web.

Confesercenti però rimane con i piedi per terra e sottolinea che “La vitalità dei piccoli, tuttavia, non basta a sfondare in un mercato estremamente concentrato: i siti italiani minori del commercio online, infatti, raccolgono ancora meno del 5% del totale delle vendite via internet del nostro Paese”.

“La buona crescita durante l’anno appena concluso, – spiega Confesercenti –  non è una novità per il settore, che non ha perso colpi nemmeno nella fase più acuta della crisi. Dal 2012 al 2017 le imprese del commercio online sono aumentate del 72,6%, per un incremento netto di oltre 7.500 unità: in media 4 in più al giorno. La crescita ha coinvolto tutto il territorio nazionale, anche se con ritmi differenti a seconda delle macro-aree del Paese prese in considerazione. A guidare è infatti il Sud, che dal 2012 ad oggi ha visto più che raddoppiare (+116,9%) i negozi online, ed un incremento del 12,8% solo nell’ultimo anno”.

La crescita del numero di siti italiani, però, non ha portato ad una maggiore penetrazione dei piccoli nel mercato. Gli acquisti online degli italiani sono cresciuti si del 17% rispetto al 2016, superando i 23,6 miliardi di euro, ma la fetta più grande della torta se la prendono sempre le aziende più grandi e competitive. “ I primi 20 soggetti – spiega ancora l’associazione datoriale –  realizzano infatti il 71% del mercato, e i primi 250 il 95%: la coda lunga, ossia l’insieme degli operatori dopo la 250esima posizione, è composta da decine di migliaia di siti e-commerce che insieme fatturano meno di 1 miliardo di euro.

Mauro Bussono, segretario generale Confesercenti ha spiegato in suo ultimo intervento che l’accelerazione degli acquisti online degli italiani  ha attirato molti neo-imprenditori,  “soprattutto tra i giovani in cerca di occupazione: in media i merchant hanno 39 anni, quasi 10 in meno della media del commercio, ed il 28% ha meno di 35 anni.

Purtroppo però l’e-commerce è un settore ad altissimo tasso di competizione – ha spiegato ancora Bussono –  in cui trovare uno spazio al di fuori dei grandi marketplace come Amazon ed eBay è molto difficile. A incidere è anche un dislivello fiscale tra le attività italiane e quelle estere operanti nel nostro Paese, che permette a queste ultime di essere più competitive sul fronte dei prezzi: ma conta pure il ritardo con cui il sistema Italia, a parte poche eccezioni, s’è affacciato a questo mondo. Cui, però, non dobbiamo rinunciare. Per questo, oltre ad una webtax equilibrata che risolva le iniquità fiscali, al prossimo governo chiediamo anche di investire per un aggregatore nazionale che dia visibilità alle PMI italiane dell’ecommerce. Ma anche una maggiore attenzione ad abusivismo e contraffazione, che sul web purtroppo sono dilaganti. Senza dimenticare le concentrazioni di mercato che impediscono lo sviluppo del settore, e sulle quali solleciteremo un’indagine presso l’Autoritá Garante“.

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