Terzo trimestre 2018 debole per
l’industria manifatturiera delle Marche con attività produttiva e
commerciale sottotono rispetto a quanto rilevato nel primo semestre
del 2018. Secondo i risultati dell’indagine trimestrale condotta dal
centro studi ‘Giuseppe Guzzini’ di Confindustria Marche, in
collaborazione con Ubi Banca, nel trimestre luglio-settembre 2018, la
produzione industriale ha registrato un aumento di appena lo 0,2%
rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Variazione più
contenuta di quella rilevata a livello nazionale nel bimestre
luglio-agosto (+1,1%). A livello settoriale, tutti i comparti inclusi
nell’indagine hanno comunque registrato variazioni positive, ad
eccezione di Calzature e di Gomma e Plastica.

Dinamica produttiva regionale debole

Il dato relativo al terzo trimestre 2018 -ha dichiarato il presidente
di Confindustria Marche, Claudio Schiavoniraffredda i segnali di
miglioramento emersi nei trimestri precedenti, rimarcando la presenza
di una dinamica produttiva regionale più debole di quella nazionale.
Ne sono alla base sia la composizione settoriale del sistema
produttivo, che include settori con diversa reattività alla domanda
interna e internazionale, sia la struttura organizzativa del sistema
delle imprese, che influenza i tempi di recupero in relazione alla
provenienza, natura e caratteristiche della domanda”.

Nonostante i segnali negativi, Schiavoni ha concluso con cauto
ottimismo: “Le previsioni degli operatori per l’ultimo trimestre
dell’anno sembrano orientate ad un leggero miglioramento del quadro
congiunturale sia dal punto di vista della produzione che delle
vendite”.

Le nuove generazioni

E per Alunni il futuro passa dalle nuove generazioni. “Si può
insegnare a fare impresa -sottolinea- esattamente come si può
insegnare a fare una professione liberale. È, insieme, una questione
di motivazione e una questione di trasmissione di conoscenze. Se
vogliamo che l’impresa in Italia cresca, come imprenditori dobbiamo
impegnarci a diffondere tra i giovani la cultura dell’impresa come
valore e come scelta di vita. Lo possiamo fare -aggiunge- tra i
giovani delle scuole superiori, e lo possiamo fare tra i giovani
universitari. E per farlo dobbiamo avere un senso autenticamente e
profondamente democratico”.

“Dobbiamo uscire da dei limiti -sottolinea ancora- che spesso noi
imprenditori abbiamo in un senso di cui non abbiamo piena
consapevolezza. I limiti per cui fare impresa è un futuro riservato a
chi ha già in famiglia una tradizione imprenditoriale. In questo
spirito vi annuncio che è nostra intenzione –rimarca– aprire una
scuola rivolta sia ai giovani dell’ultimo anno delle scuole superiori,
sia a studenti universitari, che insegni come fare impresa, come
diventare imprenditori”.

“Vi sono molte istituzioni pubbliche e private -aggiunge- che
insegnano come diventare manager. Ma non come diventare imprenditori,
come mettere in pratica la vocazione a intraprendere, se la si
possiede. Solo gli imprenditori possono insegnare ai giovani come si
può diventare imprenditori. La bellezza dell’impresa, ma anche le
difficoltà, la fatica, che essi dovranno affrontare se diventeranno
imprenditori. Noi vogliamo insegnarlo ai giovani che non sono figli di
imprenditori, e quindi non hanno l’opportunità di essere educati
dall’esempio dei genitori. L’impresa è un mondo aperto, e noi vogliamo
aprirlo –conclude– sempre di più nella realtà della nostra Regione”.

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