Avete presente le Università? O meglio i centri di ricerca delle università. Ora c’è chi penserà a biblioteche polverose o a laboratori iper tecnologici tra microscopi e pipette. Nessuno però, o almeno pochi, pensano ad un’impresa, ad un team di giovani che grazie ad un ateneo riesce a creare una start up, attraverso quello che in gergo viene definito spin-off per mettere a disposizione di altre aziende semplicemente il meglio.

Un caso questo che in provincia di Frosinone ha un nome ed un cognome: “SEDSoluzioni”. Si tratta di uno spin-off accademico dell’Università “La Sapienza” che si occupa di integrare idee e tecnologie nello sviluppo di soluzioni nei settori energia, ambiente e industria di processo. Un’azienda che offre consulenza alle aziende: dalla semplice diagnosi energetica, fino alla ottimizzazione di un processo industriale per la produzione di un bene specifico in modo più sostenibile passando per l’analisi dati (analytics) e formazione aziendale. Servizi che in molti affermano di poter fornire, ma non tutti allo stesso modo.

Uno dei fondatori e direttore tecnico della “SEDSoluzioni” è Andrea Marchegiani, giovane di Frosinone, ingegnere meccanico e vincitore di un dottorato di ricerca in energetica. La sua (ancora per poco visto che per la legge l’innovatività dura sei anni) è una start-up innovativa fondata nel 2012.

«Ho sempre creduto – spiega Marchegiani – nel trasferimento di soluzioni innovative dall’Università al mercato, sia esso privato o della pubblica amministrazione e dopo il dottorato ho deciso di provarci, anche grazie al Professor Corsini che ha creduto in me”.

E provare a fare impresa, nel 2012 quindi nel bel mezzo di quel maremoto chiamato crisi, non è cosa da tutti. «Partire da zero in quella congiuntura – spiega Andrea – ha richiesto un impegno ed una resilienza particolare. Ma la chiave come lui spiega è dentro sé stessi, ovvero nel “multi-potenziale».

In parole povere? Proviamo a spiegarlo con un esempio. Sei un ingegnere? Sei bravissimo? Bene. Ma se non sai cosa sia e come si faccia una fattura non puoi fare impresa, non basta una sola capacità.

Senza considerare poi che uno spin-off accademico richiede un percorso molto più complicato per la creazione dell’azienda, perché c’è l’Università che fa da controllore, perché c’è una valutazione lunga, perché c’è un iter d’accesso molto selettivo.

«Io ed il mio team – spiega Andrea – non ci siamo arresi e ci abbiamo creduto ed oggi a fronte di otto start up su dieci che nascono praticamente morte, noi siamo in piedi e siamo ben avviati, abbiamo assunto tre persone e lavoriamo costantemente con due consulenti esterni. Questa è una bella soddisfazione».

E l’impatto con la realtà imprenditoriale quale e come è stato? E’ qui che arrivano tutte le contraddizioni del sistema italico e soprattutto della provincia di Frosinone. «Noi facciamo consulenza soprattutto per piccole e medie imprese, uno dei nostri punti di forza è dato dall’essere ‘terzi’ rispetto al mercato, in quanto siamo una costola dell’Università, eppure molte volte non veniamo capiti».

Un po’ un discorso gattopardesco che affonda in uno dei mali più grandi della provincia: la scarsa propensione a cambiare. «Cambiare fa paura – spiega Marchegiani – forse perché questo implicherebbe una ridefinizione dello status quo in ambito locale. La crisi qui è stata amplificata dalla mancanza di innovatività, sia delle imprese e sia della pubblica amministrazione».

Eppure la soluzione sarebbe a portata di mano: «Le piccole aziende innovative hanno un potenziale ed un talento che possono produrre benefici a tutti i livelli della società».

Eppure in questo territorio non accade, e non accade perché il sistema è scollato dalla realtà, o meglio dalla realtà attuale.

L’esempio è lampante ed Andrea lo fa in uno dei suoi settori, quello energetico. «Oggi abbiamo moltissime opportunità, ci sono fondi e meccanismi che ai più sono sconosciuti, che portano ad un’efficienza energetica e a minori costi per le imprese. Ci troviamo però spesso – spiega Marchegiani – con imprenditori che pensano alla terza cifra decimale di un costo di produzione, ma poi non badano ai 500 euro in più sul conto energetico. Ecco noi lavoriamo su questo e non siamo una Onlus(ride n.d.r.) è un gioco dove vincono tutti, riusciamo a creare un impatto positivo sotto molti aspetti: all’imprenditore e all’ambiente ad esempio».

E la burocrazia? Andrea stoppa così il discorso: «Nell’ambito energetico ed ambientale il discorso sarebbe troppo lungo. Diciamo che la situazione sarebbe migliore se ci fosse una regolamentazione nazionale diversa, la burocrazia è un male italiano e non del territorio».

Se ad Andrea Marchegiani chiedi se abbia un sogno, lui ti risponde col pragmatismo tipico dell’ingegnere: «Più che un sogno è una visione e consiste nell’equilibrio tra ambizione lavorativa ed emozioni personali. Faccio un lavoro che mi piace e che porta benefici energetici, economici e maggior consapevolezza dell’ambiente. Ecco forse – e qui esce il sognatore – un sogno potrebbe essere quanto di buono fatto in tutta Italia anche dentro i confini della nostra provincia per migliorare la qualità dell’aria e della vita».

E poi, dopo il sogno, il consiglio a chi è più giovane: «Diffidate – dice Andrea – dalle semplificazioni: se avete un’idea innovativa non diventerà Google, Facebook o Amazon, ma buttatevi perché non è tutto scoperto. Oggi dobbiamo sfruttare il potenziale di quanto già creato, perché se prima il problema era trovare le informazioni, oggi la grande sfida è nel discernimento della miriade di possibilità che abbiamo a portata di click. Mettere in piedi un’idea può portare al miglioramento del sistema, tante piccole imprese innovative, possono innovare un territorio».

Quel territorio che non vuole cambiare perché strangolato dalla visione del si è sempre fatto così, senza sapere che ci sono mille modi migliori per fare ogni cosa.

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